Dicembre tranquillo sotto l’Alta Pressione, La Niña può rompere l’equilibrio a Gennaio

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Dicembre tranquillo sotto l’Alta Pressione, La Niña può rompere l’equilibrio a Gennaio

Dicembre sotto il segno dell’alta pressione. Lo scenario è questo, inutile girarci attorno. Eppure, sotto la superficie calma e apparentemente immobile, qualcosa si muove. Gli indici stagionali iniziano a raccontare una storia diversa rispetto agli ultimi inverni, quelli lunghi, tiepidi e un po’ stanchi, più simili a un autunno infinito che a una vera stagione fredda.

Questa volta il quadro generale sembra meno scontato. Non per forza più rigido, attenzione. Ma certamente più dinamico. Ed è già una notizia.

 

Gli indici stagionali e cosa possono dirci

Chiariamo subito un punto. Nessuno, né oggi né mai, può dire che tempo farà il 10 Gennaio o il 3 Febbraio. La meteorologia non funziona così. Per intuire se una stagione potrà essere più fredda o più mite si utilizzano indici statistici, segnali di fondo che descrivono il comportamento dell’atmosfera su larga scala.

Tra questi, uno spicca più degli altri. La Niña, fase fredda dell’ENSO, sta prendendo corpo con un abbassamento delle temperature superficiali nel Pacifico equatoriale. Un dettaglio? Tutt’altro. Questo raffreddamento è già in grado di modificare la circolazione atmosferica globale, influenzando anche l’Europa e, di riflesso, l’Italia.

Il risultato potenziale è un inverno meno lineare. Più scambi meridiani, più ondulazioni, più estremi. Non significa freddo continuo. Significa alternanza. Lunghe fasi miti, certo, ma anche irruzioni fredde più incisive rispetto agli ultimi anni. Un inverno che prova, almeno a tratti, ad assomigliare a sé stesso.

 

Il dubbio più frequente: perché parlare di freddo?

La domanda arriva puntuale. Se stiamo vivendo anomalie termiche positive così marcate, come può aumentare il rischio di freddo intenso? La risposta sta in un concetto chiave degli ultimi decenni: Amplificazione Artica, spesso indicata come AA.

In parole semplici, l’Artico si scalda molto più velocemente del resto del Pianeta. Questo indebolisce il gradiente termico tra Polo ed Equatore, rendendo la corrente a getto meno tesa, meno veloce, meno lineare. Quando accade, il flusso atmosferico inizia a ondulare, a bloccarsi, a creare configurazioni favorevoli agli scambi nord-sud.

Ed è proprio in queste situazioni che il freddo può scendere a latitudini insolitamente basse. Non sempre. Non ovunque. Ma quando succede, può farlo in modo netto.

 

Europa e Mediterraneo: un equilibrio fragile

Negli Stati Uniti queste dinamiche producono spesso ondate di gelo estremo, accompagnate da nevicate abbondanti. Episodi che confondono l’opinione pubblica, facendo sembrare il cambiamento climatico una contraddizione. In realtà è esattamente il contrario.

In Europa il discorso è più complesso. Per portare il grande freddo nel Mediterraneo serve quasi sempre un contributo continentale, spesso dalla Siberia, attraverso configurazioni sinottiche rare e delicate. Nel frattempo, si sono affermati anticicloni invernali sempre più forti e persistenti. Freddo meno frequente, stabilità e siccità più durature. Insomma, un equilibrio che si è fatto sottile.

 

La Niña come fattore destabilizzante

Ed è qui che La Niña torna in scena. Le stagioni influenzate da questa fase dell’ENSO mostrano spesso un comportamento irregolare, fatto di episodi intensi e repentini cambi di scenario. Non solo freddo, sia chiaro. Ma eventi più marcati.

Al posto di un inverno piatto e grigio, potremmo assistere a una sequenza di fasi molto diverse tra loro. Periodi stabili e miti, intervallati da perturbazioni rapide e intense, con possibili irruzioni fredde. Un copione già visto, in piccolo, a Novembre. Prima statico, poi improvvisamente dinamico.

 

Gli scenari possibili per Gennaio

Alcuni modelli ipotizzano uno spostamento dell’anticiclone verso latitudini più settentrionali. Se accadesse, si aprirebbe un corridoio orientale capace di convogliare aria gelida continentale verso il Mediterraneo. Un passaggio tutt’altro che banale.

Con un mare ancora relativamente caldo, il contrasto termico potrebbe favorire la nascita di vere tempeste invernali. Quelle che riportano alla memoria bufere sugli Appennini e accumuli imponenti sulle Alpi. Scene che in Italia si vedevano più spesso fino agli anni 90, e che oggi sembrano quasi appartenere a un’altra epoca.

 

Monitorare, senza illusioni

Alla fine, resta una certezza. La meteorologia è la scienza delle tendenze, non delle promesse. Dicembre, per ora, non entusiasma. Dopo una seconda metà di Novembre brillante, fredda e nevosa a quote insolitamente basse, il meccanismo sembra essersi fermato.

È possibile una nuova fase di maltempo attorno a Martedì 16 e Mercoledì 17. Ma sarebbe un impulso atlantico, piovoso e mite. Nulla di invernale, almeno alle basse quote. Per il vero freddo, quello serio, servirà pazienza. E qualche incastro favorevole in più.

L’inverno 2025-2026 potrebbe comunque essere diverso. Non necessariamente più freddo. Ma meno prevedibile, questo sì. E, di questi tempi, non è poco.

 

Crediti e fonti internazionali:
ECMWF – European Centre for Medium-Range Weather Forecasts: https://www.ecmwf.int
NOAA – National Oceanic and Atmospheric Administration: https://www.noaa.gov
Copernicus Climate Change Service (C3S): https://climate.copernicus.eu
NASA Goddard Institute for Space Studies: https://www.giss.nasa.gov
IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change: https://www.ipcc.ch
American Meteorological Society: https://www.ametsoc.org

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