Vortice Polare debole: gelo e nevein aumento in Italia

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Vortice Polare debole: gelo e nevein aumento in Italia

Un’anomalia che ha acceso i riflettori

Da qualche giorno meteorologi e appassionati hanno rivolto l’attenzione al Vortice Polare, che sta mostrando un comportamento decisamente inconsueto. Il punto è semplice, almeno in apparenza: valori insolitamente bassi per questo periodo dell’anno. Ma più ci si addentra nei dati, più si capisce che la situazione non è affatto banale. E soprattutto che non basta un grafico con numeri bassi per immaginare gelo e neve a cascata sull’Italia.

 

Che cosa sta succedendo nella stratosfera

Le analisi più recenti indicano venti stratosferici superiori quasi assenti lungo la fascia dei 60°N, una misura che solitamente permette di valutare la forza del Vortice Polare. Un numero così basso, quasi da record per Dicembre, ha inevitabilmente destato curiosità.

Eppure — insomma — è un dato che racconta solo una parte della storia. Il rischio è sempre lo stesso: vedere un valore anomalo e interpretarlo come preludio a un inverno glaciale. La realtà, come spesso accade in meteorologia, è un po’ più articolata.

 

Il Vortice Polare, spiegato senza tecnicismi

Il Vortice Polare è una grande struttura atmosferica che ruota attorno al Polo Nord, un enorme “nastro” di venti collocato tra i 20 e i 30 chilometri di quota. Per capirne lo stato di salute, gli scienziati osservano la velocità dei venti in un punto preciso: la cintura dei 60°N.

La scorsa settimana, proprio lì, quei venti erano quasi nulli. E da qui l’idea di un vortice debole, quasi collassato. Ma non è così.

 

Non è un collasso: è uno spostamento

Il Vortice non si è “rotto”. Al contrario, resta compatto nei suoi livelli più alti. L’apparente debolezza deriva da un’altra dinamica: l’asse del vortice si è spostato lateralmente, allungandosi.

Succede allora che la zona normalmente utilizzata per la misurazione non intercetti più i venti più forti. Non perché non ci siano, ma perché scorrono altrove. In gergo si parla di bilobazione o split: una deformazione, non un cedimento.

Il risultato è un dato “basso” che non racconta tutto: un vortice inusuale, sì, ma non frammentato.

 

La domanda che tutti fanno: influenzerà l’inverno europeo?

Qui serve cautela. Il Vortice Polare può influenzare l’inverno dell’Europa, certo. Ma servono due condizioni fondamentali:
– un indebolimento reale, dinamico, della struttura, non un semplice spostamento;
– una propagazione verso il basso della perturbazione, dalla stratosfera alla troposfera, dove si formano i sistemi che determinano il nostro meteo quotidiano.

Se queste due condizioni non si verificano, il nocciolo gelido può tranquillamente dirigersi altrove: Balcani, Mar Nero, oppure restare confinato sul settore artico senza toccarci minimamente.

 

E per l’Italia?

Al momento non abbiamo indizi solidi che indichino gelo imminente. Ciò che sappiamo è che non siamo sotto l’ombra di imponenti anticicloni — e già questo è un fattore da non sottovalutare. La debolezza osservata nella misurazione non basta però per annunciare irruzioni artiche o nevicate diffuse.

L’Inverno resta aperto a diversi scenari e richiederà di essere seguito passo dopo passo, consultando i modelli più affidabili — ECMWF, NOAA Global Forecast System, ICON, AROME, ARPEGE — senza proclami e senza scorciatoie narrative.

In poche parole? È una fase delicata, interessante, ma non ancora decisiva.

 

 

Credit: analisi basata sulle tendenze dei modelli ECMWF, NOAA Global Forecast System, ICON, AROME, ARPEGE

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