
C’è una data che, ormai, ritorna con insistenza sulle mappe e nelle analisi dei modelli: lunedì 15 Dicembre. Metà mese. Uno spartiacque, quasi simbolico, tra un lungo dominio anticiclonico e un cambio di scenario che, diciamolo, era atteso da giorni.
Non sarà un passaggio brusco, né tantomeno un colpo di scena artico. Eppure qualcosa si muove. E lo fa in modo piuttosto interessante.
A innescare il peggioramento sarà un’ampia ondulazione ciclonica sull’Europa occidentale, in grado di affondare verso il Nord Africa e scalfire, passo dopo passo, le fondamenta dell’Alta Pressione. Da lì, quasi come conseguenza naturale, potrebbe svilupparsi un vortice secondario dalla traiettoria tutt’altro che banale. I dettagli contano. E conteranno ancora di più nei prossimi giorni.
Intanto però concentriamoci su lunedì 15 Dicembre. Sulle regioni tirreniche e tra Sicilia e Sardegna il segnale è piuttosto chiaro: piogge diffuse, localmente abbondanti, con episodi di tipo temporalesco e possibili nubifragi. Situazione diversa, invece, sul Nordovest. Qui l’attenzione si sposta tutta su un parametro delicato: la quota neve.
I modelli matematici, ECMWF e NOAA in primis, confermano nevicate lungo l’intero arco alpino occidentale, con un coinvolgimento che potrebbe estendersi fino all’entroterra ligure. E non parliamo di neve alta. Anzi.
La quota potrebbe risultare sorprendentemente bassa, al punto da consentire accumuli significativi anche in collina. Alcune elaborazioni nivometriche spingono addirittura verso un interessamento delle pianure interne, come nel Cuneese. Scenario simile per le colline dell’entroterra ligure, soprattutto nei settori centro-occidentali, dove l’imbiancata non sarebbe affatto episodica.
E qui sorge la domanda, inevitabile. Senza irruzioni artiche. Senza masse d’aria gelida dall’Est Europa. Com’è possibile?
La risposta sta tutta nel cuscinetto d’aria fredda della Val Padana. Un meccanismo tanto semplice quanto efficace. Il lungo periodo anticiclonico che stiamo vivendo ha favorito inversioni termiche marcate: il freddo si è accumulato nei bassi strati, mentre l’aria più mite, riscaldata dal suolo, è salita di quota. Risultato? Un serbatoio freddo pronto all’uso.
Questo fenomeno non è esclusivo del Nord, sia chiaro. Succede anche in altre zone pianeggianti o vallive d’Italia. Ma la particolare orografia del Nordovest, chiusa e protetta, facilita la persistenza dell’aria fredda al suolo. Senza ricambio d’aria, e sotto la protezione dell’Alta Pressione, il cuscinetto si consolida. E diventa decisivo quando arriva una perturbazione.
È proprio ciò che potrebbe accadere lunedì. Il condizionale resta d’obbligo, perché basta mezzo grado in più o in meno per spostare radicalmente la quota neve. La linea è sottile, sottilissima. Ma il segnale c’è.
In fondo, l’Inverno è anche questo. Non sempre irruzioni gelide o scenari estremi. A volte basta una configurazione apparentemente tranquilla per creare le condizioni ideali per la neve a bassissima quota. Anche sotto l’Alta Pressione. Anche senza Artico.
Crediti:
Dati e analisi basati su elaborazioni ECMWF (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts) – https://www.ecmwf.int
e NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) – https://www.noaa.gov
L’articolo Neve sul Nordovest nei prossimi giorni: scenario diverso da un’irruzione Artica proviene da DIRETTA METEO.