
Si fa largo, nei modelli, uno scenario invernale davvero intrigante a ridosso di Natale. Non è una previsione qualunque, sia chiaro. Parliamo di un singolo run modellistico e questo, per correttezza, va detto subito per evitare entusiasmi fuori misura.
L’orizzonte temporale, infatti, è molto ampio: siamo oltre i 10 giorni di distanza, una fascia in cui la previsione meteo somiglia più a una tendenza che a una fotografia precisa. Negli ultimi anni, poi, i modelli matematici hanno spesso faticato a inquadrare con esattezza quelle configurazioni bariche capaci di riportare il vero inverno sul bacino del Mediterraneo. Insomma, non basta un’idea di freddo su una mappa perché tutti i tasselli del puzzle si incastrino davvero.
Perché, allora, proporre questo scenario? La risposta sta nella continuità. Da più run consecutivi non solo il GFS, cioè il Global Forecast System del NOAA, ma anche un modello sperimentale sviluppato da ECMWF stanno annusando, in modo concorde, una possibile evoluzione “da tenere sul comodino”, come si dice in gergo.
Entrambi, infatti, disegnano nel lungo termine la formazione di un robusto campo anticiclonico tra l’Europa orientale e la Russia. Un blocco barico che, se confermato, potrebbe cambiare completamente il copione delle feste.
Il periodo
In questa ipotesi l’ingranaggio comincerebbe a mettersi in moto qualche giorno prima di Natale. Il cuore dell’azione, però, cadrebbe tra la Vigilia e il giorno di Natale, quindi tra il 24 e il 25 dicembre.
Intorno al 21-22 dicembre una saccatura depressionaria dovrebbe affondare sul Mediterraneo, scavando un minimo tra le nostre latitudini e poi rimanendo attestata sulle regioni meridionali. Una specie di “ancora” ciclonica a sud della Italia, pronta a richiamare aria fredda da nord-est.
La sua presenza, infatti, funzionerebbe come un forte richiamo per le masse d’aria gelida in arrivo dalla Russia. Masse che, in un contesto del genere, avrebbero vita relativamente facile nel raggiungere il cuore del Mediterraneo centrale e quindi anche la Italia. Certo, lungo il tragitto si riscalderebbero un po’, come è normale che sia, ma resterebbero comunque estremamente fredde rispetto ai valori medi del periodo.
Qualche dato
La possibile protagonista di questa manovra sarebbe aria polare continentale a prevalente natura pellicolare. In pratica, un freddo “rasoterra”, concentrato soprattutto negli strati più bassi dell’atmosfera.
Questo significa che valori di circa -8°C a 1500 metri di quota (livello di riferimento delle consuete carte a 850 hPa) possono tradursi in temperature davvero basse al suolo, specie in presenza di cieli sereni o quasi e ventilazione non troppo forte. E qui il discorso si fa interessante.
Perché se, come ipotizzato da qualche run, dovesse svilupparsi anche una ciclogenesi sul Mediterraneo, la combinazione tra aria fredda pellicolare e precipitazioni aprirebbe inevitabilmente il tema neve. E non solo in montagna. In quel caso non si potrebbe escludere la comparsa di fiocchi a quote molto basse, fino in pianura e localmente, nei contesti più favorevoli, persino sulle coste.
Una vera manovra invernale “quasi perfetta” per riportare la neve a bassa quota. Ma, lo ripetiamo, siamo ancora nel campo delle ipotesi da maneggiare con molta prudenza.
Quanto è probabile?
Qui arriva la parte delicata. Volutamente non abbiamo parlato di quota neve precisa, di accumuli o di valori termici dettagliati città per città. E non è una dimenticanza. Sono tutti aspetti troppo specifici per una tendenza che guarda a circa 10 giorni di distanza. In questa fase è già tanto – diciamolo – se lo schema generale viene confermato anche solo in parte.
Il punto è che orchestrare un afflusso freddo significativo sull’Europa meridionale richiede una sequenza di incastri barici quasi chirurgica: blocco anticiclonico sull’Europa orientale, saccatura ben piazzata nel Mediterraneo, corridoio aperto verso la Russia, ciclogenesi al momento giusto. Basta che salti un passaggio e lo scenario cambia.
Sappiamo bene quanto sia difficile, oggi, portare masse d’aria di origine artica o polare continentale fin dentro il cuore della Italia e quanto questa operazione, negli ultimi anni, sia diventata ancora più rara e complicata. E proprio per questo, quando i modelli iniziano a fiutare una dinamica del genere, vale la pena seguirla passo dopo passo, senza però trasformarla in una promessa.
La strada, insomma, è ancora lunga. Toccherà monitorare gli aggiornamenti dei principali modelli numerici – ECMWF, GFS del NOAA, ICON, AROME, ARPEGE – per capire se questo disegno invernale saprà resistere al passare dei giorni o se si rivelerà solo un’illusione di freddo alle porte di Natale.
L’articolo è stato redatto analizzando attentamente i run dei modelli meteo seguenti e rielaborati dall’autore: ECMWF, Global Forecast System del NOAA, ICON, AROME, ARPEGE.
Dati e modellistica: ECMWF, NOAA, DWD ICON, Météo-France AROME, Météo-France ARPEGE
L’articolo Emerge in anticipo un nuovo scenario meteo INVERNALE proviene da DIRETTA METEO.