Freddo dalla Russia: ipotesi che cresce, ma con variabili

0
41
freddo-dalla-russia:-ipotesi-che-cresce,-ma-con-variabili
Freddo dalla Russia: ipotesi che cresce, ma con variabili

 

Novembre, in Russia, ha mostrato il lato più duro dell’inverno. Temperature estreme, neve precoce e un’atmosfera che sembra voler raccontare qualcosa. Qualcosa che, almeno a prima vista, pare lontanissimo da noi. Oltre 5000 chilometri, per essere precisi. Eppure un legame c’è, nascosto, sottile. Intrinseco – come spesso accade in meteorologia, dove tutto dialoga con tutto. Proviamo a scioglierlo.

 

Anomalie spiccate

Freddo intenso sulla Russia centrale. Un freddo vero, tagliente, che si misura non tanto con il respiro gelato sulle strade, quanto con lo scarto rispetto alla media: 20-30°C sotto lo zero, valori che raccontano molto più di qualunque impressione. A questo si aggiunge un manto nevoso più esteso del normale, una distesa bianca che non è solo un dettaglio paesaggistico ma un indicatore di peso. Perché quando la neve copre con anticipo e abbondanza la Siberia, gli inverni europei spesso inseguono un’altra narrazione. Non sempre, certo. Ma abbastanza spesso da farci drizzare le antenne.

 

Il legame intrinseco

Quel gelo, se riuscisse a viaggiare verso le nostre latitudini, arriverebbe più freddo del solito. Sembra un gioco di parole, però non lo è. In un’epoca in cui il Riscaldamento Globale trascina verso l’alto le temperature soprattutto alle alte latitudini, un’anomalia fredda così marcata ha una caratteristica preziosa: resiste. Conserva una parte della sua intensità anche a migliaia di chilometri di distanza. Ed è proprio questa resistenza che può creare situazioni particolari: cuscini freddi in Valle Padana, neve sulle coste, scenari che molti appassionati ricordano bene. Episodi rari, sì, ma non impossibili.

 

Gli anticicloni… alleati inaspettati

Gli anticicloni, d’inverno, evocano spesso giornate tiepide e cieli trasparenti. Insomma, un preludio a un’aria di primavera fuori stagione. Eppure, in alcune configurazioni, diventano complici insospettabili delle irruzioni fredde. Succede, per esempio, quando l’Anticiclone delle Azzorre tende verso nord: crea un vero e proprio corridoio che permette all’aria gelida siberiana di scivolare dentro l’Europa. Una porta socchiusa che cambia tutto. Paradossale? Sì. Inefficace? Tutt’altro. A certe latitudini un anticiclone “ben piazzato” può trasformarsi in un alleato prezioso.

 

Scenari invernali per l’Italia?

Probabilità che il gelo russo tocchi l’Italia? Bassa. E non da oggi. Anche in epoche meno condizionate dal cambiamento climatico il gelo siberiano era un ospite rarissimo. Figuriamoci adesso. Però – e qui viene il punto – un buon inverno non ha bisogno per forza della Siberia. A volte basta un regime atlantico vivace, aria Artico Marittima che scende nel momento giusto, perturbazioni ben strutturate. Il Nord Italia, in particolare le Alpi e le Prealpi, potrebbe vedere nevicate generose già da dicembre senza alcun contributo russo. È successo alla fine di novembre, con un’irruzione artica che molti ricordano ancora.

 

Già era raro una volta…

Anche quando il clima era più freddo e stabile, le irruzioni gelide dalla Siberia arrivavano col contagocce. Ma quando capitavano, lasciavano il segno: giornate intere di gelo intenso, nevicate diffuse, episodi diventati quasi leggendari. Capiterà qualcosa di simile nel 2026? Molto difficile dirlo. Le probabilità restano minime. Ma in un’epoca in cui il tempo sembra estremizzarsi un po’ ovunque, mai dire mai. Per ora osserviamo, analizziamo e – diciamolo – aspettiamo. Se ne riparlerà.

Anomalie attuali sulla Russia: un enorme serbatoio gelido in Siberia e, a ovest, un’area sorprendentemente mite. Dati da Climate Reanalyzer

Crediti

ECMWF, Global Forecast System del NOAA, ICON, AROME, ARPEGE

 

L’articolo Freddo dalla Russia: ipotesi che cresce, ma con variabili proviene da DIRETTA METEO.