
Qualcosa, nei modelli, si muove. E si vede. Mancano ancora parecchi giorni tra Natale e Capodanno, quindi è giusto parlarne per quello che è: scenari, non certezze. Però il segnale – tra una corsa e l’altra – inizia a comparire con più insistenza. E quando succede, vale la pena accendere un faro.
L’analisi dei run
A emergere, in diverse simulazioni, è l’idea di un’irruzione fredda da nord-est. Roba di matrice russa, quindi aria secca e tagliente in partenza, capace poi di diventare più “attiva” una volta agganciata dal Mediterraneo. Il classico meccanismo, insomma: l’aria fredda entra, e sotto – o a ridosso – può nascere una depressione tra Italia e bacini circostanti, con un peggioramento più organizzato su tante regioni.
E la neve? Qui la faccenda si fa delicata. In queste configurazioni la neve può davvero scendere molto in basso, a volte fino a quote bassissime, soprattutto se la colonna d’aria riesce a raffreddarsi in modo efficace e se le precipitazioni arrivano “nel momento giusto”. Ma è anche il parametro che balla di più: basta un minimo spostamento della depressione, o un’entrata fredda meno incisiva, e cambiano quota neve e distribuzione delle precipitazioni. Un attimo.
Letture diverse, stesso segnale
Non tutti i modelli la raccontano allo stesso modo, ed è normale. Alcune proiezioni restano meno estreme ma continuano a inquadrare un calo termico e un abbassamento della quota neve attorno all’ultima settimana dell’anno. L’elemento ricorrente è un’alta pressione più spostata verso nord del consueto, quel tanto che basta per lasciare un varco all’ingresso di aria artico-continentale. La data che, in molte ricostruzioni, torna a fare da perno è Venerdì 26 dicembre, subito dopo Santo Stefano.
Il punto, diciamolo, è sempre quello: stiamo parlando di uno dei possibili sviluppi. È plausibile un periodo più freddo della media, sì, ma non è affatto automatico che ciò si traduca in neve a bassa quota. Servono incastri finissimi, e con così tanti giorni davanti la prudenza non è una posa – è l’unico modo serio di leggerla.
Perché ha senso mostrarli adesso
Perché c’è la sensazione che la stagione possa provare a sbloccarsi. Non necessariamente con “l’ondata perfetta”, ma con un cambio di passo. La difficoltà maggiore, al momento, sta nel capire quanta forza avrà l’alta pressione nel respingere o deformare l’affondo freddo: basta poco per trasformare un’irruzione secca in un episodio più nevoso, oppure – al contrario – in un raffreddamento sterile.
E poi c’è un fatto che conosciamo tutti: anche negli anni più generosi di freddo, le irruzioni non arrivano a ripetizione sull’Italia. Negli ultimi tempi, anzi, gli anticicloni si sono fatti ingombranti, spesso più del previsto (un copione visto anche nella prima metà di Dicembre). Quindi sì, si monitora. Si aggiorna. E si resta con l’orecchio teso, perché tra Natale e Capodanno potrebbe davvero succedere qualcosa. Oppure no. E in questo “oppure” ci sta tutta la meteorologia.
Crediti
Analisi basata sui run dei modelli: ECMWF, Global Forecast System – NOAA, ICON – DWD, AROME – Météo-France, ARPEGE – Météo-France.
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