Meteo, Zero Termico altissimo: così accelerano i danni ai ghiacciai

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Meteo, Zero Termico altissimo: così accelerano i danni ai ghiacciai

Ancora una volta ci risiamo: sta per succedere qualcosa di davvero fuori scala. Non è un’esagerazione buttata lì. Le condizioni meteo che stanno per interessare l’Europa non rientrano nella normale variabilità stagionale e, prima di capire che cosa accadrà, conviene fermarsi un attimo e mettere in ordine i pezzi. Perché il quadro, visto nel suo insieme, è tutto tranne che rassicurante.

 

Grosso ribaltone

Sul fronte del tempo stiamo per entrare in una fase completamente diversa da quella che abbiamo vissuto tra la fine di novembre e i primissimi giorni di dicembre. Un cambio di scena netto. Dal fine settimana e, in modo ancora più evidente, da lunedì 8, lo schema barico si ribalterà e assisteremo a un vero e proprio stravolgimento meteo, con sole diffuso e clima decisamente più mite che torneranno a farsi vedere con insistenza sopra le nostre teste.

A voler essere pignoli, di per sé non sarebbe nemmeno una situazione così eccezionale. Negli ultimi anni non sono mancate fasi simili. Chi vive in Pianura Padana, per esempio, difficilmente parlerà di “gran caldo”: tra nebbie, inversioni termiche e gelate mattutine, la sensazione sarà quella di un freddo attenuato, non certo di primavera avanzata. Nelle giornate serene le minime potranno scendere sotto 0°C, mentre nelle giornate grigie e nebbiose i termometri si limiteranno a qualche grado sopra lo zero.

E allora dov’è l’eccezionalità? Non tanto al suolo. Sta tutta in quota.

 

Zero termico a quote stellari

Conviene ricordarlo: quando parliamo di “zero termico” ci riferiamo alla quota oltre la quale la temperatura dell’aria resta costantemente sotto 0°C. In questo periodo dell’anno, in condizioni normali, dovremmo trovarlo più o meno tra 1800 e 2500 metri. Se l’atmosfera si scalda un po’, può capitare che salga verso i 3000 metri. Già lì iniziamo a parlare di valori alti per l’inverno.

Ma questa volta la linea verrà spinta ancora più in alto. Verso i 3600-4000 metri. E qui il discorso cambia completamente. Perché uno zero termico che sfiora i 4000 metri è tipico, o addirittura superiore, alle medie che un tempo si registravano nel mese di luglio e che, nel clima attuale, potrebbero tranquillamente descrivere una normale giornata estiva in montagna. Insomma, siamo ben oltre la semplice “mitezza invernale”.

 

Stress impressionante in alta montagna

Il risultato è che i ghiacciai alpini si ritroveranno sottoposti a un autentico stress termico. In alta montagna, in questo periodo dell’anno, le temperature dovrebbero restare ben al di sotto dello zero, di giorno e di notte, garantendo al manto nevoso e al ghiaccio un periodo di “riposo” e consolidamento. È il loro tempo di recupero fisiologico.

Con lo zero termico stabilizzato tra 3600 e 4000 metri, invece, questo equilibrio naturale salta. A molte cime alpine l’aria sarà positiva anche nelle ore centrali della giornata e, localmente, persino nelle ore notturne. Ne consegue un’accelerazione dei processi di fusione del manto nevoso recente, ma anche un’ulteriore sollecitazione dei ghiacciai, già ridotti al minimo da anni di temperature sopra media.

Non è solo una questione di neve che si scioglie prima. È un colpo anche per gli ecosistemi montani: fioriture anticipate, cicli vegetativi sfasati, animali che escono dal letargo troppo presto, con il rischio di non trovare ancora le condizioni adatte per sopravvivere. Pensare che tutto questo sia soltanto “un numero” in più sulle carte dei modelli sarebbe un errore colossale.

 

E allora perché non siamo in maniche corte?

A questo punto la domanda viene spontanea: se in quota fa così caldo, perché non camminiamo tutti in maglietta a dicembre? La risposta, in realtà, è meno complicata di quanto sembri.

In inverno il sole è bassissimo sull’orizzonte, la radiazione solare è molto debole e le notti sono lunghissime. Tre fattori che, messi insieme, limitano in modo drastico la quantità di calore che riesce ad arrivare e a restare nei bassi strati. Ecco perché, pur con un’atmosfera “estiva” a 3500 metri, al suolo possiamo ancora avere brina mattutina, gelate diffuse e giornate in cui il termometro fatica a salire.

Ma non lasciamoci ingannare da ciò che percepiamo uscendo di casa. Perché là in alto, sulle creste e sulle vette, le temperature assomiglieranno davvero a quelle dell’inizio estate. E non è un modo di dire. Questo significa manto nevoso che si assottiglia, ghiacciai che perdono massa anche nel cuore dell’inverno e un sistema montano che fatica sempre di più a ritrovare un equilibrio. Diciamolo chiaramente: per i ghiacciai, e per chi dalla montagna dipende, è tutto fuorché una buona notizia.

 

Crediti
L’articolo è stato redatto analizzando attentamente i run dei seguenti modelli meteo, elaborati e rielaborati dall’autore:
ECMWF, Global Forecast System del NOAA, ICON, AROME, ARPEGE.

 

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