
Sembra passato un secolo, eppure era solo qualche giorno fa. Se chiudiamo gli occhi, possiamo ancora sentire quel pizzico di gelo sulla pelle, quella sensazione pungente che ti costringe ad alzare il bavero del cappotto appena metti il naso fuori casa. Alla fine di Novembre, l’inverno aveva bussato alla porta. E non lo aveva fatto timidamente. Un soffio gelido aveva avvolto il Nord Italia e le zone interne del Centro, regalandoci minime da brivido, campi brinati che brillavano sotto il primo sole e tetti imbiancati come nelle cartoline di Natale.
Era un assaggio, breve ma intenso. Le temperature erano scivolate sotto la media stagionale e il cielo, terso e cristallino al mattino, raccontava la storia di un’alta pressione fredda, solida, quasi immobile. Bastava uscire all’alba per capire che qualcosa era cambiato: l’aria asciugava le mani, il respiro si condensava in nuvolette bianche. Insomma, sembrava l’inizio di una lunga stagione fredda. Ma l’atmosfera, si sa, ha la memoria corta e ama i colpi di scena.
Il ribaltone atmosferico
Poi il calendario ha segnato l’inizio di Dicembre e, quasi come se qualcuno avesse premuto un interruttore nascosto, il copione è stato stravolto. Il freddo – quello vero – ha fatto le valigie in fretta e furia. Un flusso atlantico, mite e carico di umidità, ha scardinato l’assetto precedente con una facilità disarmante. Le temperature notturne hanno smesso di flirtare con lo zero, le gelate sono diventate un ricordo sbiadito e il paesaggio ha assunto toni più autunnali che invernali.
Le correnti occidentali hanno portato con sé quella tipica nuvolosità diffusa, un cielo lattiginoso che agisce come una coperta: trattiene il calore al suolo e impedisce quel raffreddamento notturno che ci aveva fatto tremare solo pochi giorni prima. Località che si svegliavano sotto zero ora registrano minime a doppia cifra, talvolta accompagnate da quella pioggerellina sottile e fastidiosa o da un’umidità che ti entra nelle ossa, ma senza congelarle. Uno scenario completamente diverso. Un’altra stagione, praticamente.
Ed è qui che la situazione si fa interessante – o preoccupante, dipende dai punti di vista. Perché non ci siamo limitati a tornare alla normalità. Stiamo per entrare in una fase che di normale ha ben poco.
Arriva il gigante caldo
Nei prossimi giorni, preparatevi a sentire spesso parlare di lui: l’Anticiclone Africano. Non è un errore di stampa e non stiamo parlando di Luglio. Una vasta area di alta pressione, alimentata da correnti di matrice subtropicale, ha deciso di estendersi con prepotenza su buona parte del Mediterraneo e dell’Europa occidentale. È un promontorio robusto, di quelli che quando arrivano si piazzano comodi e non hanno intenzione di andarsene presto.
Cosa significa questo in termini pratici? Significa che l’inverno viene messo in pausa. O meglio, cancellato temporaneamente. In montagna, sulle nostre Alpi e sugli Appennini, l’anomalia sarà sfacciata. Parliamo di aria calda in quota che farà schizzare lo zero termico a livelli estivi, oltre i 3000 metri in alcuni casi. Chi aveva programmato le prime sciate dell’Immacolata potrebbe trovarsi a fare i conti con neve molle e temperature che invitano più a un pranzo all’aperto che a una cioccolata calda davanti al camino.
Al Sud Italia e sulle Isole Maggiori, l’effetto sarà simile: sole, massime che potrebbero sfiorare o superare i 20°C e un’atmosfera che profuma quasi di primavera anticipata. Insomma, sciarpe e guanti potrebbero restare nel cassetto ancora per un po’.
L’inganno della Val Padana
Ma attenzione, perché l’Italia è un paese complesso, orograficamente parlando. E l’alta pressione invernale ha due facce. Se in quota e al Centro-Sud regnerà il sole, altrove la storia sarà molto diversa. In Val Padana, lungo il corso del Po e su alcuni tratti costieri dell’alto Adriatico, l’anticiclone rischia di trasformarsi in una trappola grigia.
Qui entra in gioco un fenomeno che i meteorologi conoscono bene: l’inversione termica. Le nubi basse e, soprattutto, la Nebbia – fitta, persistente, talvolta impenetrabile – imprigioneranno l’aria fredda e umida nei bassi strati. Il suolo rimarrà freddo, le temperature faticheranno a salire e il cielo rimarrà invisibile per giorni interi. È un quadro immobile, sospeso, a tratti malinconico. Chi vive a Milano, Bologna o Ferrara potrebbe percepire un freddo umido e penetrante, credendo che l’inverno stia facendo il suo dovere, mentre a soli mille metri di quota, magari sul Monte Cimone o sulle Dolomiti, splende un sole caldo e il cielo è di un azzurro imbarazzante.
È l’Italia divisa in due, insomma. Luoghi che assaporano un tepore fuori luogo e altri immersi in un grigiore che sa di autunno inoltrato. In mezzo, la certezza che queste configurazioni sono sempre più frequenti.
Cosa dicono i modelli matematici?
Per capire quanto durerà questa stasi, dobbiamo guardare oltre il nostro naso, osservando le grandi manovre atmosferiche a scala emisferica. I principali centri di calcolo, come il centro europeo ECMWF e l’americano NOAA, sono abbastanza concordi nel vedere una persistenza di questa figura stabilizzante almeno per tutta la prima decade di Dicembre.
L’indice NAO (North Atlantic Oscillation), che misura la differenza di pressione tra l’Islanda e le Azzorre, è previsto in fase positiva. In parole povere? Significa che il Vortice Polare è forte, gira veloce e tiene il freddo confinato alle alte latitudini, lassù verso il Circolo Polare Artico. Alle nostre latitudini, invece, le correnti scorrono tese da ovest verso est, trascinando aria mite oceanica o lasciando spazio, come in questo caso, alle rimonte anticicloniche dal Nord Africa.
Certo, ci saranno dei disturbi. Qualche coda di perturbazione potrebbe riuscire a scalfire il dominio dell’alta pressione, portando qualche pioggia veloce al Nord o sul versante tirrenico tra Giovedì e Venerdì. Ma si tratterà, con ogni probabilità, di episodi marginali, incapaci di ribaltare il tavolo. Il vero freddo, quello che costruisce l’inverno nel nostro immaginario, per ora non si vede all’orizzonte.
Una riflessione sul clima che cambia
Non possiamo nasconderci dietro un dito. Osservare un anticiclone di questa potenza nel cuore di Dicembre fa un certo effetto. Siamo abituati a pensare a questo mese come al portatore di neve, di gelo, di atmosfere ovattate. Invece, sempre più spesso, ci troviamo a commentare anomalie termiche positive.
I dati climatici ci dicono che gli inverni mediterranei stanno diventando più brevi e più miti, interrotti da brevi (seppur violente) irruzioni fredde. L’attuale configurazione è un esempio da manuale di questa tendenza: l’aria polare c’è, esiste, ma fatica enormemente a scendere verso sud, bloccata da un muro di alta pressione che sembra fatto di cemento armato.
E la neve? Quella vera, che cade copiosa fino in pianura? Per ora resta un sogno, o un ricordo. Le stazioni sciistiche sparano neve artificiale approfittando delle notti serene, ma durante il giorno devono combattere contro un termometro che rema contro. È una battaglia impari, a volte.
Prospettive per il futuro
Tuttavia, in meteorologia mai dire mai. L’atmosfera è un sistema caotico, fluido, in perenne movimento. Se è vero che l’anticiclone dominerà la scena nel breve periodo, è altrettanto vero che verso la metà del mese le carte in tavola potrebbero cambiare ancora. Alcuni modelli a lungo termine (le cosiddette proiezioni stagionali) suggeriscono che il Vortice Polare potrebbe subire degli attacchi nella seconda parte di Dicembre, magari favorendo discese fredde verso l’Europa proprio in corrispondenza delle festività natalizie.
Ma siamo nel campo delle ipotesi, quasi della divinazione. Per ora, la realtà è fatta di sole tiepido sui colli romani, di nebbioni in Pianura Padana e di zero termico alle stelle sulle Alpi. L’inverno, quello che avevamo assaggiato a fine Novembre, si è preso una vacanza. Non sappiamo quando tornerà, né se lo farà con la stessa veemenza.
Restiamo in attesa, scrutando il cielo (o la nebbia, per chi ci vive dentro), consapevoli che il tempo fa quello che vuole, infischiandosene delle nostre aspettative e del calendario appeso al muro. Per ora, godiamoci – o sopportiamo – questo strano ibrido stagionale.
Fonti e approfondimenti: ECMWF – European Centre for Medium-Range Weather Forecasts NOAA – National Oceanic and Atmospheric Administration Nature – Climate and Atmospheric Science
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