
Con lunedì 1 dicembre 2025 si è aperto l’inverno meteorologico, mentre quello astronomico – lo ricordiamo quasi per abitudine, come si fa ogni anno – scatterà soltanto il 21 dicembre. Eppure, per molti, la stagione fredda era già iniziata. La terza decade di novembre, su gran parte del continente europeo, ha mostrato un’impronta sorprendentemente invernale, con correnti settentrionali che hanno portato un’atmosfera frizzante, anche se non propriamente gelida, fin sulle nostre latitudini mediterranee.
Sull’Italia, due episodi simil invernali hanno regalato i primi fiocchi fino a bassa quota su alcuni settori del Nord e fin sui rilievi collinari del Centro-Nord appenninico. Non nevicate memorabili, certo, ma abbastanza da suggerire che qualcosa, in alto, si stesse muovendo. Per dieci giorni abbondanti lo schema circolatorio è rimasto più o meno lo stesso, quasi bloccato. E quando accade, di solito, l’atmosfera tende a rimescolare le carte.
La svolta atlantica dei prossimi giorni
Già da queste ore – e la sensazione che si percepisce uscendo la mattina lo conferma – la circolazione mostra un cambio di passo. Le proiezioni modellistiche suggeriscono un ritorno a una maggiore zonalità, con correnti atlantiche umide e miti pronte a irrompere sul Mediterraneo attraverso Francia e Spagna. Un film già visto, ma mai identico alla replica precedente.
Per gran parte della settimana, questo tipo di flusso dovrebbe favorire piogge più frequenti sulle regioni meridionali, soprattutto tra Puglia, aree ioniche e basso Tirreno, dove gli accumuli potrebbero risultare persino superiori alla norma. Sul medio Adriatico e sulle aree tirreniche centrali, fenomeni più irregolari e meno incisivi. Al Nord, molte zone centro-orientali rimarranno ai margini, quasi in ombra pluviometrica, con precipitazioni scarse o persino assenti. Solo l’estremo Nordovest vedrebbe qualche passaggio più organizzato.
Verso il fine settimana, l’instabilità dovrebbe confinarsi al Sud e al comparto tirrenico, mentre altrove subentrerebbe una fase più tranquilla. Termicamente, valori nella norma o leggermente superiori su Alpi centro-orientali, Nordest ed estremo Sud.
L’Immacolata e la fase successiva
L’inizio della prossima settimana, compreso il ponte dell’Immacolata, appare mediamente buono, salvo qualche disturbo sull’alto Tirreno martedì 9. Poi, dal 10 dicembre, nuovi impulsi atlantici dovrebbero riaffacciarsi prima al Nord e poi verso le regioni tirreniche, riportando una fase piovosa probabile fino a metà mese – forse anche oltre.
In questo contesto più oceanico, il medio e basso Adriatico e parte della Sicilia orientale rimarrebbero meno esposti alle precipitazioni, pur non essendone totalmente esclusi. Le temperature, dal 10 in avanti, tenderebbero addirittura ad aumentare, complici flussi meridionali o occidentali più miti.
I segnali dall’alto: Stratosfera in fermento
E qui entra in scena la parte più interessante. Nonostante la prima metà del mese appaia tutt’altro che fredda, in Stratosfera continuano a emergere segnali di disturbo del Vortice Polare. La possibilità di un vero e proprio split del VPS a tutte le quote verso metà mese – evidenziata nelle proiezioni ECMWF a 10 hPa – merita attenzione. Una dinamica simile, se confermata, richiederebbe naturalmente giorni di latenza prima di manifestarsi nella Troposfera, quindi eventuali effetti potrebbero comparire tra la fine della seconda decade e la settimana natalizia.
Una domanda sorge spontanea: dove potrebbero dirigersi i lobi del vortice? Troppo presto per dirlo con precisione. Un loro orientamento verso l’Europa centro-meridionale aprirebbe scenari ben più freddi, anche di matrice continentale russo-siberiana. Tuttavia, la vicinanza di un possibile anticiclone di blocco potrebbe determinare spostamenti di pochi gradi – e basta una piccola deviazione per far scivolare le colate più a Est.
Anche la bassa Stratosfera manda segnali
In parallelo, le proiezioni NOAA sulla quota 100 hPa mostrano una possibile bilobazione del vortice con interferenza fredda del lobo siberiano diretta proprio verso il Mediterraneo centrale. Un segnale non trascurabile, che affianca e rafforza quanto visto in alta Stratosfera.
In sintesi? Nessuna certezza, ma un’indicazione sì: tra il 18 e il 25 dicembre potrebbe aprirsi una finestra favorevole a una fase fredda più incisiva, qualora i disturbi stratosferici riuscissero davvero a propagarsi verso il basso.
Non resta che seguire l’evoluzione giorno dopo giorno, come spesso accade quando si parla di dinamiche così delicate e, inevitabilmente, lente.
Crediti:
Dati ed elaborazioni su base ECMWF e analisi stratosferiche da NOAA.
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