Neve a Natale in Val Padana: perché l’ipotesi gelo resta aperta

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Neve a Natale in Val Padana: perché l’ipotesi gelo resta aperta

Dicembre arriva, puntuale come sempre, e l’inverno sembra già premere il freno. Una scena vista troppe volte, inutile negarlo. Da anni il meteo gioca a rimpiattino con la neve, soprattutto al Nord, e ogni stagione ripropone la stessa domanda: si tornerà mai alle grandi imbiancate di una volta?

Il cambiamento climatico non aiuta. In effetti l’Europa si scalda più velocemente di altre aree del pianeta e questo spinge gli inverni verso tonalità più miti, quasi svagate. L’Italia, incastonata com’è nel cuore del Mediterraneo, fatica ancora di più a vedere irruzioni fredde davvero strutturate. Gli ostacoli orografici fanno la loro parte, certo, ma è l’intero contesto atmosferico ad aver cambiato passo.

Eppure, la speranza – quella vera – resta lì. Il Vortice Polare appare indebolito e questo, almeno sulla carta, apre qualche spiraglio. Ma, come spesso accade in meteorologia, non basta un solo ingrediente: serve l’incastro perfetto, quel gioco di incastri che può convogliare aria gelida proprio verso l’Italia. Un esercizio di precisione quasi chirurgico.

In Pianura Padana la neve, nell’ultimo decennio, si è trasformata in un ospite capriccioso. Complice la mancanza di irruzioni artiche, soprattutto quelle continentali, viene a mancare quel cuscinetto di aria fredda al suolo che un tempo si sedimentava per giorni. È proprio quel gelo nei bassi strati a fare la differenza quando una perturbazione atlantica si affaccia, ma spesso queste perturbazioni nemmeno arrivano o vengono bloccate da anticicloni invadenti. Insomma, si gioca una partita a incastri che raramente si chiude a favore della neve.

 

Un ricordo che punge: il blitz gelido del 13 dicembre 2001

Capita poi che la neve arrivi anche senza cuscinetto freddo. Chi oggi ha più di trent’anni ricorda bene il 13 dicembre 2001, il cosiddetto blizzard di Santa Lucia. Una tempesta breve, rapida, quasi inattesa, che scaricò neve finissima e fitta su tutta la Val Padana.

Si formò una goccia gelida in quota, seguita dall’improvvisa nascita di un minimo barico sottovento alle Alpi. Neve minuta, visibilità ridotta, una di quelle situazioni che sembrano appartenere a latitudini ben più rigide. I modelli numerici dell’epoca avevano intuito qualcosa, ma senza certezze: la traiettoria del vortice in quota restò un rebus fino all’ultimo. Nonostante accumuli modesti, 5-10 centimetri al massimo, la nevicata fu atipica, quasi straniante.

Può succedere di nuovo? Difficile, verrebbe da dire. Eppure, con un Vortice Polare fragile, qualche sorpresa non è da escludere. Servirebbe però un meccanismo capace di agganciare il gelo russo-siberiano e trascinarlo verso l’Italia. Una manovra complessa, più probabile – se mai dovesse verificarsi – tra gennaio e febbraio che non prima di Natale.

Questo articolo è stato redatto considerando gli aggiornamenti più recenti dei modelli elaborati da ECMWF e dal Global Forecast System della NOAA (GFS), interpretati per l’evoluzione e le tendenze meteo.

 

Crediti:
Dati e modelli forniti da ECMWF e NOAA.

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