
Da qualche giorno l’inverno sembra essersi messo in pausa. Colpa dell’anticiclone nordafricano che, quasi senza preavviso, è tornato a occupare il Mediterraneo prendendosi tutto lo spazio disponibile. Una presenza ingombrante, destinata persino ad allungarsi verso nord e a inglobare buona parte dell’Europa centro-meridionale, con effetti particolarmente pesanti sulle nostre montagne. Niente pioggia, niente neve. Per ora. Eppure, all’orizzonte, qualcosa si muove – un segnale, una piccola crepa nella monotonia atmosferica.
Prima il ritorno del maltempo, poi chissà
A metà dicembre una depressione atlantica proverà a scardinare, non senza fatica, questa cupola di alta pressione. Le prime piogge dovrebbero bagnare le isole maggiori e il Nord-Ovest, poi il peggioramento potrebbe dilatarsi al resto dell’Italia tra il 15 e il 18 dicembre.
Una sorta di normalità ritrovata, diciamolo. E anche necessaria: gli invasi del Centro-Sud attendono ancora acqua per ridurre un deficit idrico che si trascina da anni. Le perturbazioni torneranno in pista, le precipitazioni torneranno utili, e in montagna non mancheranno nevicate a tratti generose.
È un respiro. Breve, forse. Ma pur sempre un respiro.
Per la neve in pianura serve ben altro
Il freddo da pieno inverno, quello capace di spingere la neve a quote davvero basse, richiede un meccanismo più complesso. Una collaborazione su larga scala dell’atmosfera boreale. Serve un’irruzione fredda ben strutturata, un ingranaggio che ruoti al posto giusto nel momento giusto. E non è cosa semplice, soprattutto con un anticiclone così invadente ancora nei paraggi.
Le prime mosse del modello GFS
Gli aggiornamenti del centro meteo americano GFS mostrano però un segnale curioso, quasi intrigante, proprio a ridosso delle festività. Subito dopo metà dicembre il Vortice Polare potrebbe indebolirsi in modo significativo – il minimo indispensabile perché il freddo riesca a scendere verso le basse latitudini, Mediterraneo incluso.
Non basta, ovviamente. Perché la neve raggiunga le colline o addirittura le pianure serve un’alta pressione solida sull’Atlantico settentrionale e masse d’aria davvero fredde provenienti dall’Artico o dalla Groenlandia. Condizioni rare, ma non impossibili.
20-21 dicembre: l’ipotesi del vortice freddo
Secondo una delle ultime corse del modello GFS, tra il 20 e il 21 dicembre potrebbe formarsi una depressione tra la Francia e l’alto Tirreno. Una figura capace di richiamare aria fredda nordatlantica – quella polare marittima, umida e instabile – diretta soprattutto verso il Nord e in particolare sulle regioni nord-occidentali.
Uno scenario ancora fragile, sì, ma dal potenziale notevole.
Dove potrebbe cadere la neve
In un simile contesto l’atmosfera diventerebbe improvvisamente invernale su Liguria, Emilia, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, con nevicate in discesa fino a quote collinari. In Valle d’Aosta e Piemonte non sarebbe da escludere un calo ancora più marcato della quota neve.
Ma, soprattutto, le Alpi centrali – dall’alto Piemonte al Trentino Alto Adige – vedrebbero cadere vagonate di neve. Letteralmente. Un metro o più in pochi giorni sopra i 1800-2000 metri. Ed è facile immaginare l’effetto: piste rinvigorite, ghiacciai alleggeriti, atmosfera finalmente in linea con la stagione dopo il rialzo termico anomalo delle prossime ore.
Una previsione affascinante ma ancora debole
La cautela resta d’obbligo. Mancano troppi giorni, e queste simulazioni potrebbero cambiare volto in qualunque momento. La probabilità di realizzazione oggi oscilla attorno al 10-20%, poco più di un indizio, una suggestione.
Ma qualcosa si intravede. Una maggiore vivacità atmosferica nella seconda metà di dicembre, magari preludio a ondate di freddo più concrete sull’Italia. L’inverno, quello vero, potrebbe non avere detto l’ultima parola.
Credit: dati analizzati da ECMWF, NOAA, ICON, AROME, UKMO.
L’articolo Se arriva questo vortice, neve a vagonate: ecco le zone potenzialmente colpite proviene da DIRETTA METEO.