Ritorno del maltempo in Italia: la data prevista dal modello GFS

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Ritorno del maltempo in Italia: la data prevista dal modello GFS

Una cosa ormai l’abbiamo capita: nei prossimi giorni il tempo su gran parte dell’Italia sarà insolitamente mite e stabile. Sole generoso, cielo spesso pulito, temperature quasi primaverili per il periodo. Scenario ideale, almeno dove non regneranno le nebbie. Perché in quelle zone – con la Val Padana in prima fila – il quadro cambierà del tutto: clima freddo, umidità, cielo grigio e quell’uggia tipica che fa sembrare gennaio anche quando non lo è.
E allora la domanda arriva da sé: quando tornerà a piovere davvero? E, soprattutto, quando si rivedrà la neve a quote interessanti? Proviamo a fare il punto, seguendo le ultime proiezioni del modello americano GFS.

 

La lunga pausa del maltempo

Una data precisa, scolpita nel calendario, oltre la quale sia “sicuro” il ritorno delle piogge diffuse, al momento non esiste. In meteorologia funziona raramente così. Quello che possiamo fare, però, è osservare la tendenza.
La seconda decade di dicembre, secondo gli ultimi run, sembra voler partire con una fase ancora stabile, dominata dall’alta pressione e da condizioni spesso soleggiate. Poi, gradualmente, lo scenario cambierebbe: piogge, temporali e nevicate potrebbero tornare a interessare molte regioni, ma senza l’arrivo di un’aria davvero rigida.

Non si tratterebbe, infatti, di un’irruzione artica intensa, quanto piuttosto di una saccatura ben organizzata in discesa dal vicino Atlantico. Una classica “onda perturbata” in grado di scalfire l’alta pressione e riportare precipitazioni più diffuse su una buona parte del territorio nazionale. Insomma, un peggioramento sì, ma con freddo moderato, più marittimo che continentale.

 

Cosa indica al momento il modello GFS

Le ultime elaborazioni del GFS indicano che il regime anticiclonico resterà dominante almeno fino al 15 dicembre. Alta pressione praticamente incontrastata, senza grandi scossoni né cambi di marcia significativi.
In questi giorni le condizioni rimarranno stabili su quasi tutta l’Italia, con temperature in aumento soprattutto in montagna, sulle colline, al Sud e sulle isole maggiori. Qui, numeri alla mano, non è escluso che si possano toccare valori prossimi ai 17-20°C. Tanti, decisamente tanti, per il cuore di dicembre.

Scenario quasi opposto nelle valli alpine, lungo l’Appennino e in Val Padana, dove l’inversione termica farà la parte del leone. Le masse d’aria più fredde resteranno intrappolate nei bassi strati, con notti rigide e giornate spesso grigie, regalando la sensazione di un inverno pieno, pur con un’atmosfera più calda in quota. Un freddo in buona parte “fittizio”, diciamolo.

In Pianura Padana torneranno poi le classiche nubi basse, le foschie e le nebbie – spesso cariche di inquinanti – che caratterizzano questa fase della stagione e rendono l’aria pesante, quasi immobile. Un quadro già visto molte volte, ma che tende sempre a colpire per la sua persistenza.

 

Dal 16 dicembre l’anticiclone scricchiola

Secondo la linea tracciata dal GFS, a partire dal 16 dicembre la corrente a getto nord-atlantica inizierebbe a ondularsi in modo più deciso, andando a “spingere” sul bordo occidentale dell’anticiclone. Questo gioco di forze, giorno dopo giorno, potrebbe indebolire la struttura di alta pressione che protegge l’Italia, aprendo così un varco all’ingresso di nuove perturbazioni da ovest.

Come spesso accade in questi casi, i primi settori a risentire del cambiamento sarebbero quelli del Nord-Ovest, i più esposti ai flussi atlantici zonali. Nuvole in aumento, prime piogge, neve a quote via via più interessanti sui rilievi: un copione abbastanza tipico per questo tipo di configurazioni.

Tra il 17 e il 19 dicembre, gli scenari previsionali ipotizzano la possibilità che una depressione piuttosto profonda, alimentata da aria polare-marittima, riesca a inserirsi nel Mediterraneo centrale. Una figura ciclonica di questo tipo potrebbe determinare condizioni di maltempo esteso su gran parte della Penisola, con piogge diffuse e fenomeni localmente anche intensi.

Dettagli più fini – distribuzione precisa dei fenomeni, quota neve zona per zona, durata delle fasi più critiche – al momento non sono affidabili. La distanza temporale è ancora tale da sconsigliare previsioni troppo “chirurgiche”. Quello che possiamo dire, però, è che un peggioramento di questo tipo riporterebbe la neve a quote interessanti su Alpi e Appennino e garantirebbe piogge più abbondanti su molte regioni, specie del Centro-Nord.

Per ora, insomma, ci fermiamo qui. Il quadro generale che emerge dalle elaborazioni del GFS è quello di una prima metà di dicembre dominata dall’alta pressione e da un clima spesso mite, seguita da una possibile svolta più perturbata tra il 16 e il 19 dicembre. Serviranno – e arriveranno – aggiornamenti importanti dai principali modelli numerici nelle prossime emissioni.

 

Crediti

Articolo elaborato analizzando i run dei principali modelli numerici e rieditato dall’autore sulla base dei dati forniti da
ECMWF
Global Forecast System del NOAA
ICON
AROME
ARPEGE

 

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