
Meteo Dicembre: il Vortice Polare torna debole. Italia a rischio gelo improvviso e nevicate
Capita spesso, tra chi segue con una certa passione – o forse sarebbe meglio dire devozione – le vicende della meteorologia, di tornare sempre lì, al punto di partenza: il Vortice Polare. È una sorta di totem atmosferico, una struttura enorme, quasi ipnotica per chi osserva le carte sinottiche, che decide in modo quasi dittatoriale le sorti del nostro inverno. Quando gira a mille, chiuso in sé stesso, da noi arriva solo la noia dell’alta pressione; quando invece rallenta, si affievolisce o si “distrae”, l’Italia sente subito il brivido del gelo e, a volte, la magia della neve.
È un equilibrio fragile, diciamolo. Basta un nulla per passare da settimane di nebbia in Val Padana a bufere di vento gelido sugli Appennini. E in questi giorni, mentre osserviamo il cielo, la domanda sorge spontanea: da che parte penderà l’ago della bilancia questa volta?
La fotografia della situazione attuale
Dopo la parentesi invernale che ci ha fatto assaggiare il freddo nei giorni scorsi – quel freddo che pizzica le guance e fa tirare fuori i cappotti pesanti – ci siamo infilati in una fase di stallo. È inutile girarci intorno: l’alta pressione, quella tenace e un po’ invadente che conosciamo bene, si è accomodata sulla nostra penisola. E lo ha fatto con la calma di chi non ha alcuna fretta di andarsene, piazzando i suoi massimi proprio sull’Europa centro-occidentale.
Il risultato? Giornate grigie in pianura, soleggiate ma miti in montagna. Insomma, un “non-inverno” che fa storcere il naso agli amanti della neve. E allora viene naturale chiedersi: come può convivere tutto questo con l’idea, che circola insistentemente nelle analisi a lungo termine, di un vortice debole? Non dovremmo essere già sotto la neve?
La risposta, per quanto sembri controintuitiva, è lineare e risiede nella meccanica dei fluidi. Il vortice, in questa precisa fase, si sta sì compattando alle alte latitudini. Gira veloce, come una trottola lanciata alla massima potenza. E quando succede questo, le perturbazioni atlantiche scorrono alte, verso la Scandinavia, e noi riceviamo meno impulsi freddi. L’aria gelida resta confinata lassù, nel “freezer” del Circolo Polare Artico, senza riuscire a sfondare verso sud.
Ma attenzione a non trarre conclusioni affrettate. Siamo appena nella prima decade di Dicembre, il mese che apre le danze della stagione fredda: tirare conclusioni definitive ora sarebbe come giudicare un film complesso dopo aver visto solo i titoli di testa. La trama deve ancora svolgersi. E in effetti lo avevamo già sottolineato, senza mezzi termini: la pazienza è la virtù del meteo-appassionato.
Cosa bolle in pentola per le prossime settimane
Guardando più avanti, però, gli scenari diventano decisamente interessanti. Non stiamo parlando di certezze scolpite nella pietra – quelle in meteorologia non esistono – ma di segnali. Le analisi dei centri di calcolo internazionali mostrano come il Vortice Polare potrebbe subire variazioni rilevanti proprio verso la metà del mese.
Tra i segnali più evidenti che catturano l’attenzione degli esperti ci sono le manovre dell’alta pressione in zone insolite. Parliamo di espansioni verso l’area canadese e la Groenlandia. Immaginate masse d’aria insolitamente miti per quelle latitudini che risalgono verso nord, come una spina nel fianco del vortice. Queste risalite calde deformano il disegno del Jet Stream – quella corrente aerea che corre in quota come un nastro teso e nervoso a 300 km/h e che governa il tempo alle nostre latitudini.
Quando l’alta pressione si spinge fin sulla Groenlandia, si crea quello che in gergo tecnico chiamiamo “blocco”. È come mettere un masso in mezzo a un fiume: la corrente deve deviare. E spesso, deviando, spinge l’aria fredda verso sud, verso l’Europa. Sono le cosiddette forzanti d’onda, spinte verticali di calore che partono dalla troposfera (dove viviamo noi) e cercano di disturbare la stratosfera (dove vive il cuore del Vortice Polare). Un gioco di spinte e controspinte che, combinate, possono modulare la forza del vortice. A volte in modo del tutto imprevedibile.
Per farla più semplice (ma non banale)
Cerchiamo di tradurre questi concetti in pratica. Nel corso di Dicembre, il Vortice Polare potrebbe mostrarsi a tratti debole, vulnerabile. Non sempre, non ovunque. Non immaginate un crollo totale immediato. Ma potrebbe indebolirsi quanto basta per frammentarsi, dividersi in lobi o semplicemente allungarsi (quello che gli americani chiamano “stretching”).
Così facendo, si creano dei corridoi preferenziali – delle vere e proprie autostrade atmosferiche – per l’aria gelida diretta verso le latitudini meridionali. Se il vortice è una diga, queste forzanti d’onda sono le crepe che permettono all’acqua (in questo caso al freddo) di uscire. E qui, diciamolo chiaramente, è naturale che l’immaginazione corra subito a scenari di gelo e neve in pianura, a paesaggi imbiancati e camini accesi. È il sogno di ogni “invernofilo”.
Tuttavia, bisogna mantenere i piedi per terra. Favorire non significa garantire. Né tantomeno promettere. Un vortice debole è una condizione necessaria ma non sufficiente per avere il gelo in Italia. Serve che l’asse di discesa dell’aria fredda sia quello giusto: basta uno spostamento di qualche centinaio di chilometri verso est (sulla Grecia) o verso ovest (sulla Spagna) per lasciarci all’asciutto o sotto venti miti di scirocco.
Una spiegazione tecnica: l’altalena atmosferica
Approfondendo l’aspetto dinamico, un vortice indebolito e suddiviso in più lobi cambia la circolazione a livello emisferico. Invece di avere correnti occidentali tese che portano aria mite oceanica (il classico flusso zonale), si attivano gli scambi meridiani. L’aria calda sale verso il Polo, l’aria fredda scende verso l’equatore.
Da qui nasce l’ipotesi – ribadiamo, non la certezza – di una seconda parte del mese di Dicembre decisamente più vivace. Potremmo assistere a un cambio di passo, con peggioramenti marcati intervallati da brevi pause limpide e fredde. Un’altalena, insomma, più che una svolta radicale e definitiva verso il gelo perenne. È importante chiarire un punto cruciale per evitare sensazionalismi: allo stato attuale non parliamo né di un crollo totale del vortice né di un vero e proprio “split” (la rottura netta in due parti distinte del Vortice Polare Stratosferico). E, cosa ancora più importante, non c’è alcun segnale imminente di Stratwarming.
Lo Stratwarming, ovvero il riscaldamento improvviso della stratosfera polare, è l’evento “bomba” che spesso innesca le ondate di gelo storiche (come quella del 1985 o del 2012). Al momento, i grafici non mostrano nulla di simile all’orizzonte. Siamo di fronte “solo” a una normale variabilità, a un’incertezza fisiologica. Una debolezza strutturale del vortice che, paradossalmente, potrebbe diventare la chiave per sbloccare la situazione e cambiare il quadro statico imposto dall’alta pressione di questi giorni.
Il grafico che racconta il futuro prossimo
Se osserviamo il nuovo grafico degli indici atmosferici elaborato da ECMWF (il prestigioso centro europeo per le previsioni a medio termine), notiamo un dettaglio fondamentale. La curva che rappresenta la forza del vento zonale stratosferico tende a scendere attorno a metà mese. Cosa significa? Significa che il Vortice Polare resterà piuttosto debole in quella finestra temporale.
È una finestra delicata, un’opportunità. In quel frangente, gli anticicloni non dovrebbero avere la forza di dominare la scena in modo assoluto. Di riflesso, le sorprese fredde – magari rapide, magari incisive – e qualche nevicata a bassa quota restano possibilità concrete per l’Italia. Non sono certezze matematiche, ma possibilità vere, tangibili.
A volte basta davvero poco. Basta un allineamento fortunato delle figure bariche per trasformare un inverno anonimo in una stagione da ricordare. O, al contrario, basta una piccola persistenza dell’alta pressione atlantica per “piallare” ogni velleità invernale.
La pazienza dell’osservatore
In conclusione, la meteorologia ci insegna l’arte dell’attesa. Le app sul telefonino cambiano previsione ogni sei ore, illudendoci o deludendoci in continuazione. Ma la realtà atmosferica è un fluido in movimento continuo, governato da leggi fisiche complesse che, per fortuna, conservano ancora un margine di caos. Quello che possiamo dire oggi è che la partita è tutt’altro che chiusa. L’alta pressione attuale potrebbe essere solo una pausa, un respiro profondo prima che l’atmosfera decida di rimescolare le carte in tavola. Il Vortice Polare, lassù a 30 chilometri di altezza, sta decidendo le sue mosse. E noi, quaggiù, non possiamo far altro che aspettare e scrutare l’orizzonte, pronti a cogliere il primo segnale di cambiamento. Insomma, l’inverno è appena iniziato. Diamogli tempo.
Crediti e approfondimenti: Analisi stratosferica e dati previsionali: ECMWF – European Centre for Medium-Range Weather Forecasts Monitoraggio indici climatici e Global Forecast System: NOAA – National Oceanic and Atmospheric Administration Modelli numerici e ricerca meteorologica: DWD – Deutscher Wetterdienst (ICON Model) Previsioni a mesoscala e modelli di ricerca: Météo-France (AROME/ARPEGE)
L’articolo Vortice Polare debole: l’illustrazione che chiarisce il legame con il meteo di Dicembre proviene da DIRETTA METEO.