Santa Lucia e l’impulso gelido: perché il ritorno del blizzard è poco probabile

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Santa Lucia e l’impulso gelido: perché il ritorno del blizzard è poco probabile

Capita, ogni tanto, che una singola giornata riesca a scalfire la memoria collettiva più di un intero inverno. Il 13 Dicembre 2001 fu una di quelle giornate: breve, fulminea, imprevedibile. Eppure indimenticabile. Sulla Val Padana si abbatté un nucleo gelido vorticoso capace di scatenare una bufera di neve e vento che – diciamolo – da queste parti non si vede quasi mai. Un evento di manuale, raccontato per anni come un vero blizzard, anche se il termine burian non era tecnicamente corretto.

In effetti, chi conosce la neve padana sa bene che qui le imbiancate nascono spesso da situazioni di addolcimento, non da irruzioni gelide pure e crude. Stavolta no. Stavolta arrivò un colpo di frusta artico, di quelli che non passano inosservati.

 

Un’irruzione gelida quasi siberiana

Dal comparto balcanico-danubiano si mosse retrogrado un nocciolo d’aria gelida d’estrazione siberiana. Un proiettile atmosferico che, una volta piombato sulla Pianura, generò bufere spettacolari più per qualità che per quantità. Perché gli accumuli, a conti fatti, raramente superarono i 10-15 centimetri. Ma erano centimetri speciali, friabili, leggerissimi, polverosi come farina lanciata al vento. Merito delle temperature precipitate ben sotto lo zero.

Quattro o cinque giorni dopo, la Val Padana vista dal satellite appariva ancora imbiancata, quasi intatta, come se il tempo si fosse fermato. Immagine nitida, silenziosa. E un po’ straniante.

 

Un’Italia in attesa, un Nord travolto

Per settimane la rotta del bolide gelido rimase un rompicapo per previsori e appassionati. E se avesse colpito il Centro-Sud? E se avesse portato neve alle coste adriatiche, forse perfino alle città tirreniche? Domande ripetute fino all’ultimo, mentre l’anticiclone cercava di rimescolare le carte. Poi, improvvisamente, il verdetto: sarebbe stato il Nord padano a vivere l’evento.

Arrivarono fiocchi finissimi, secchi, sospinti da raffiche che ricordavano davvero – per chi c’era – le steppe russe. Il vento ululava, la neve si infilava nelle ciglia, camminare diventava difficile. Racconti che oggi suonano quasi come testimonianze di un inverno di altri tempi. Forse irripetibile. O forse no.

Il nocciolo gelido, dopo aver travolto la Pianura e lambito la Regione Alpina, scivolò poi verso la Francia meridionale e l’area pirenaica, lasciando dietro di sé un silenzio gelato.

 

Può succedere di nuovo?

Ecco la domanda che ciclicamente ritorna: potremmo rivedere un episodio simile? Non proprio ora. Dicembre, fino a Santa Lucia, resta ingabbiato sotto un anticiclone ingombrante, quasi testardo. Un inizio inverno complicato, a tratti frustrante per chi attende il grande freddo.

Le proiezioni stagionali, però, aprono qualche spiraglio: Natale e soprattutto Gennaio potrebbero regalare manovre invernali più decise, magari irruzioni degne di nota. Nulla di garantito, certo. Ma nemmeno da escludere.

Resta il fatto che il 13 Dicembre 2001 rimase – e forse rimarrà a lungo – un evento unico. Una dinamica così rapida e precisa metterebbe in difficoltà i previsori anche oggi, con modelli più evoluti, più veloci, più dettagliati. A conferma che, ogni tanto, l’atmosfera decide di sorprendere tutti.

 

Fonti internazionali:
ECMWF, NOAA

 

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