L’Estate che verrà, o forse sarebbe meglio dire quella che incombe, potrebbe scrivere uno dei capitoli più inquietanti della climatologia moderna. Non è una semplice ondata di calore quella che rischia di travolgere il bacino del Mediterraneo, ma un processo profondo e strutturale, capace di ridefinire i confini stessi della nostra percezione estiva.
Caldo africano e anticicloni: un meccanismo ben oliato
Negli ultimi anni, stiamo imparando a conoscere il vero volto delle ondate di calore, e quello che vediamo non è affatto rassicurante. Episodi come quelli vissuti nell’ESTATE del 2017 o nel lontano ma memorabile 1983 ci hanno già mostrato di cosa è capace il clima mediterraneo, quando si fonde con l’aria rovente del Sahara.
Il motore di questi eventi estremi è quasi sempre lo stesso: un vasto anticiclone subtropicale, che spinge verso Nord masse d’aria eccezionalmente calde, in grado di invadere l’intero Mediterraneo. In queste condizioni, si forma quella che i meteorologi definiscono heat dome, letteralmente “cupola di calore”.
Cos’è una heat dome?
Immagina una campana trasparente, una bolla che comprime l’aria verso il basso, impedendole di salire e disperdere calore. Questo fenomeno non solo intrappola il caldo, ma lo amplifica, creando un vero e proprio effetto forno. Il geopotenziale – cioè la quota alla quale si raggiungono determinate pressioni – aumenta sensibilmente, segno di un’espansione verticale dell’aria calda, che diventa spessa, pressante e inesorabile.
I territori più vulnerabili: Italia, Grecia, Spagna e Turchia in prima linea
L’area mediterranea meridionale e orientale è il teatro privilegiato di queste ondate roventi. In Grecia, Italia, Spagna e Turchia, le temperature estive stanno raggiungendo soglie un tempo impensabili.
In SICILIA, non lontano da Siracusa, nel 2021 è stato sfiorato il record europeo assoluto con una punta di 49°C. Nella regione dell’Attica, in Grecia, il termometro ha toccato i 48°C. E non è andata meglio nell’entroterra andaluso o nella Murcia interna, dove i 47°C sono diventati una realtà ricorrente.
Il denominatore comune? Una cronica siccità di fondo, che lascia i suoli aridi e incapaci di assorbire calore, amplificando ogni input termico. In Turchia, ad esempio, il già rovente altopiano anatolico è spesso scaldato ulteriormente dal vento di caduta dai rilievi (effetto foehn), che agisce come un asciugacapelli rovente lanciato su una distesa già calda.
Il Mediterraneo orientale: la zona d’ombra della climatologia estrema
Ci sono poi aree dove il caldo c’è, ma non si vede nei dati. Mi riferisco al Mediterraneo orientale, dove Paesi come Libano, Israele, Siria, Cipro e la costa settentrionale dell’Egitto vivono condizioni estremamente critiche, spesso aggravate dalla vicinanza con deserti attivi come il Negev o il Sinai.
La loro rete di monitoraggio meteorologico è meno sviluppata e capillare rispetto a quella dell’Europa occidentale, il che significa che molte ondate di calore restano sottostimate, pur generando impatti drammatici sulla popolazione e sulle infrastrutture.
I 50°C in Europa? Una possibilità sempre più concreta
Non si tratta più di fantascienza climatica. Secondo i climatologi dell’AEMET (l’Agenzia Meteorologica Spagnola), il muro dei 50°C potrebbe cadere entro pochi anni, magari già nel prossimo decennio. L’unione tra alta pressione stabile, umidità bassissima e cielo terso crea una miscela perfetta per temperature mai registrate prima sul suolo europeo.
Le simulazioni pubblicate su riviste come Nature indicano chiaramente una tendenza in crescita per intensità, durata e frequenza delle ondate di calore nella regione mediterranea. Questo significa più giorni bollenti, più notti tropicali, meno tregua, e soprattutto più rischi sanitari e ambientali.
Il Mediterraneo come hotspot climatico: il meteo diventa emergenza
Quello che una volta era solo il nostro mare dell’estate, oggi è un crocevia climatico tra due mondi: l’Europa temperata e l’Africa desertica. Un fronte caldo, instabile e in progressiva espansione.
Il meteo del futuro, se già non è il nostro presente, sarà segnato da eventi estremi che non rappresentano più l’eccezione, ma la nuova regola. E ci troveremo, inevitabilmente, a convivere con una Estate sempre più lunga, estrema e imprevedibile, dove il rischio non sarà solo soffrire il caldo, ma non saperlo più gestire.
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