
Febbraio, diciamolo subito, è sempre stato un mese particolare. Un mese jolly, capace di sorprendere quando meno te lo aspetti. A volte regala sole e temperature fuori scala, altre volte si ricorda improvvisamente di essere Inverno, quello vero. Negli ultimi anni, va detto, ha spesso deluso. Troppo mite, spesso anonimo, talvolta piovoso ma senza quel freddo pungente che dovrebbe caratterizzarlo. Eppure la storia meteorologica racconta altro. Racconta di ribaltoni improvvisi, di gelo tardivo, di neve diffusa. E racconta anche di Stratwarming.
Febbraio e il riscaldamento stratosferico
È proprio tra fine Inverno e inizio primavera che si gioca l’ultima vera partita fredda della stagione. Febbraio, più di altri mesi, ha spesso avuto questo ruolo. Non sempre, certo. Anzi, negli ultimi tempi ha fatto parecchie volte scena muta. Ma diverse ondate di gelo importanti sono nate proprio lì, sul finire della stagione.
Il cosiddetto Stratwarming, termine tecnico per indicare un improvviso riscaldamento della stratosfera, non è affatto una novità. Si tratta di un processo noto e studiato, capace di indebolire o addirittura spaccare il Vortice Polare, con effetti a cascata sulla circolazione atmosferica dell’Europa. Quando accade, l’impatto non è immediato ma può condizionare il tempo per settimane. Ed è qui che il gioco si fa interessante.
Masse d’aria gelida in movimento
In uno scenario del genere, l’aria fredda che normalmente resta confinata attorno al Polo Nord può mettersi in moto. Prima verso la Siberia, poi – in determinate configurazioni – puntare verso il continente europeo. Nulla di fantascientifico. È già successo. Forse più spesso in passato, ma non così raramente come si potrebbe pensare.
Il vero nodo, in effetti, non è tanto la presenza di aria gelida quanto la sua traiettoria. Deve muoversi nel modo giusto, con i giusti incastri barici. Altrimenti resta ai margini, scivola verso est o si disperde senza conseguenze concrete per l’Italia.
Freddo e neve sull’Italia: possibilità reali?
Parliamoci chiaro. Che masse d’aria siberiana colpiscano in pieno il nostro Paese è un’eventualità remota. Lo era già anni fa, lo è ancora di più oggi. Il contesto climatico è cambiato, inutile girarci intorno. Ma remota non significa impossibile.
Gli esempi non mancano. Febbraio 2012 e febbraio 2018 sono lì a ricordarcelo. Inverni partiti sottotono, senza grandi scossoni, e poi improvvisamente capaci di giocarsi un jolly clamoroso proprio sul finale. Gelo intenso, neve diffusa, condizioni quasi estreme. Episodi rari, certo. Ma reali.
Guardando avanti, senza illusioni
Fare ora una previsione sul prossimo febbraio sarebbe poco più di un lancio della monetina. Le statistiche suggeriscono che un’ondata di gelo memorabile sia poco probabile. La climatologia recente va in quella direzione. Però l’atmosfera, ogni tanto, ama sorprendere. Magari con eventi meno eclatanti, più brevi. Una toccata e fuga fredda, qualche episodio nevoso a quote basse. Niente di storico, ma nemmeno da escludere del tutto.
Insomma, lo Stratwarming di fine Inverno non è un evento nuovo. È parte della dinamica atmosferica. Resta da capire, ogni volta, se e come riuscirà a farsi sentire fin sul nostro scacchiere.
L’ondata di gelo del febbraio 2012 resta l’ultimo vero episodio di freddo estremo sull’Italia. Potrà ripetersi nel 2026? La probabilità è molto bassa. Ma, come sempre in meteorologia, lo zero assoluto non esiste.
Crediti:
Dati e analisi basati su elaborazioni di ECMWF, NOAA – Global Forecast System, ICON, AROME, ARPEGE e Copernicus.
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